Vitamina D, un micronutriente potentissimo

Nell’ultimo periodo si è sentito spesso parlare della vitamina D, si è sparsa voce che potrebbe essere d’aiuto contro la pandemia che stiamo fronteggiando. Ma può essere realmente un’arma contro il Covid-19 oppure no? 

Vuoi scoprire cos’è, a cosa serve e quando è consigliabile integrare questa vitamina? Allora prosegui la lettura perché questo articolo potrebbe esserti utile.

Cos’è la vitamina D?

Prima di tutto è bene precisare che la vitamina D è una vitamina liposolubile, questo significa che è in grado di sciogliersi nei grassi. In altre parole vuol dire che può essere depositata nel nostro corpo e non è necessario assumerla con regolarità.

A cosa serve?

Francesco Facchiano, primo ricercatore ISS, afferma che è stato dimostrato un impatto benefico della vitamina D sul sistema immunitario. Essa, infatti, contrasta tutte le infezioni respiratorie acute. Se vogliamo, possiamo considerare la vitamina D come un direttore d’orchestra che guida le cellule del sistema immunitario per far sì che esse vadano a riconoscere l’agente patogeno e lo attacchino. Così facendo il nostro organismo viene protetto e diminuisce il rischio di malattie e infezioni virali.

Probabilmente è proprio considerando questo suo ruolo che si sono diffuse molte voci riguardo una possibile relazione tra vitamina D e Coronavirus. Al momento si tratta soltanto di ipotesi, poiché non è stato ancora verificato nulla scientificamente. È riconosciuto, invece, che la carenza di questo micronutriente sia associata a un aumento delle infezioni in generale, anche virali.

Tieni presente che la vitamina D non agisce soltanto sul sistema immunitario ma, anche su questi apparati:

  • Osseo: provvede alla concentrazione di calcio e fosforo mantenendo denti e ossa sani
  • Intestinale: aumenta l’assorbimento di calcio e fosforo
  • Pancreatico: stimola la produzione di insulina
  • Renale: aumenta il riassorbimento di calcio
  • Muscolare: partecipa a una corretta funzione muscolare

© Foto di Castorly Stock da Pexels

Quando integrarla?

Assumere la vitamina D attraverso il cibo non basta ed è necessario ricorrere a una terapia integrata. Attenzione però, non si può assumere una vitamina solo perché va di moda, dietro l’assunzione di un integratore deve sempre esserci una reale esigenza o circostanze particolari legate ad esempio alla crescita, alla gravidanza e all’allattamento.

Quando assumerla?

Questo micronutriente si assimila correttamente dopo la colazione e dopo il pranzo. È importante che il pasto comprenda alimenti grassi come: latte, yogurt, ricotta, oli, cereali, frutta secca, pesce o funghi per favorire un’assimilazione ottimale.

Fabbisogno giornaliero di vitamina D

Quello a cui bisogna prestare attenzione è il dosaggio. L’Agenzia Europea del farmaco indica 1000 UI come dose minima giornaliera per persone adulte. In caso di carenze gravi sono necessarie 4000 UI (Unità Internazionali), alle donne in gravidanza si consigliano 2000 UI e ai bambini 400 UI. Questi sono solo valori di riferimento, la quantità varia in base alle esigenze emerse attraverso le analisi del sangue, perciò si consiglia di consultare sempre prima il proprio medico.

Quando la vitamina D è bassa

Il Dott. Giuseppe Varcasia, Responsabile U.O.S. di reumatologia all’Ospedale di Castrovillari, afferma che la carenza di vitamina D è molto frequente.  Con sorpresa si è osservato che sono i Paesi del sud Europa, notoriamente considerati a grosso irraggiamento solare, che presentano maggiormente una carenza. E perché questo? L’assorbimento di questa vitamina da parte della pelle, avviene soltanto se si verifica un’incidenza particolare dei raggi ultravioletti con una certa lunghezza d’onda. Questa esposizione ottimale si può verificare solo in una fascia geografica compresa tra i due tropici. 

© Foto di Anna Shvets da Pexels 

Nella fascia dei Paesi cosiddetti temperati, tra cui compare anche l’Italia, tale esposizione è ottimale solo in estate. È per tale ragione che da Novembre a Marzo la nostra latitudine non permette una corretta sintesi di vitamina D. Da qui è chiaro non solo che la popolazione italiana è fortemente carente di questo micronutriente, ma che è necessario ricorrere a un’integrazione.

Vitamina D e anziani

Tra la popolazione a rischio compaiono sicuramente le persone sopra i 60 anni che, rispetto ai più giovani, hanno una risposta differente all’irraggiamento solare. Nel loro caso è consigliabile farsi controllare con regolarità dal medico e integrare in maniera costante la vitamina D. L’assunzione dovrebbe avvenire soprattutto attraverso farmaci poiché gli alimenti o ne contengono troppo poca oppure, quelli che la contengono in quantità maggiori, sono estremamente grassi e sono da evitare per problemi legati a malattie cardiovascolari. 

Spero che questo articolo sulla vitamina D abbia chiarito alcuni dubbi o ti abbia dato maggiori informazioni a te utili.

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© In collaborazione con Giulia Ricchio 

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